Castlevania – stagione 2

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Siamo in un periodo in cui il passato sembra essere lo spunto migliore per produrre nuove idee: reboot di vecchie serie tv spadroneggiano in un mercato ormai competitivo e gli adattamenti a schermo delle serie videoludiche si stanno piano piano ritagliando una fetta di mercato… no, non parlo del Monster Hunter con Milla Jovovich (nessuno vuole parlare di Monster Hunter… cioè, armi da fuoco? Ma siamo seri?). Oggi vi voglio parlare di quello che forse è uno dei migliori adattamenti di una serie videoludica mai realizzati: Castlevania, andando in particolare ad analizzarne la seconda stagione.

La prima ci ha proiettato in una Valacchia medievale, dove religione e superstizione spadroneggiano sulla mente umana in ugual modo, gettando le basi della storia e introducendo i personaggi principali: il simpatico Principe delle Tenebre Dracula “Non bruciate mia moglie” Tepes e Trevor “La finisci quella birra?” Belmont, a cui si affiancano Sypha Belnades, maga della setta degli Oratori e Alucard, il figlio del cattivone.

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Nella seconda stagione vediamo svilupparsi le vicende con un Dracula ancora intenzionato a spazzar via l’intera umanità e il nostro improbabile trio di eroi impegnato a cercare di impedirglielo ad ogni costo, il tutto sullo sfondo di una Bresit ancora in ripresa dall’assalto delle forze delle tenebre.

Fanno la loro comparsa nuovi personaggi e nuove pedine in quello che si dimostra un intrigo politico degno di Game of Thrones, alternato alla più esilerante bromance dai tempi di Hercules e Iolao, ovvero quella tra Alucard e Trevor. Dracula ha riunito il suo Concilio, a capo del quale ha messo due umani, cosa che attira su di lui non poche antipatie da parte dei vampiri alleati. L’arrivo della sensuale Carmilla potrebbe essere la scintilla in grado di mutare gli equilibri dei poteri nella corte del Principe.

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Dopo un inizio in sordina, a tratti anche noiosamente lento, la stagione accelera prepotentemente il passo culminando in un finale clamoroso, anche se facilmente intuibile. Ogni puntata segue ritmo e dinamiche diverse, costruendo le premesse per quella successiva e tirando le somme della precedente: nella sceneggiatura si può notare una certa evoluzione e il bisogno di creare qualcosa di fresco e innovativo. I personaggi non sono semplici illustrazioni appena abbozzate, ma esseri senzienti con un range di emozioni tale da connettersi col pubblico e coinvolgerlo in maniera sincera.

Esempi lampanti sono proprio i due protagonisti per eccellenza: Dracula si comporta come un animale ferito che piange ancora la sua amata, fermamente convinto della corruzione del genere umano e dell’inutilità della sua solitaria esistenza. Trevor, invece, accetta il suo passato abbandonando un po’ alla volta (grazie anche alla presenza di Sypha e Alucard) il suo atteggiamento infantile e diventando ciò che la sua famiglia avrebbe voluto.

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Tra i nuovi personaggi introdotti dalla stagione spiccano soprattutto i due servi umani di Dracula: Hector e Isaac. Due uomini all’apparenza così simili, accomunati da un passato travagliato, ma dotati di una psiche così complessa e dettagliata da renderli unici e peculiari. Menzione d’onore va anche a Godbrand, nobile al servizio del Conte Vlad, nonché spalla comica della serie con il suo modo semplice e a tratti naive di affrontare la delicata situazione in cui si trova (d’altronde che ti aspetti da un vichingo?).

Tutto questo compone un bel quadro e dà l’impressione di qualcosa di idilliaco, soprattutto se paragonato ad altri adattamenti di videogiochi, ma purtroppo è innegabile che ci siano anche dei difetti. Come già detto in precedenza, il ritmo nei primi episodi è davvero troppo lento, aspetto che potrebbe scoraggiare gli spettatori meno affezionati all’opera originale. Inoltre la trama, per quanto ben scritta ed avvincente, a volte pecca di semplicità e quelli che dovrebbero essere degli sbalorditivi colpi di scena finiscono con l’essere facilmente prevedibili, togliendo molto del divertimento.

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Tirando le somme, se già la prima stagione ci aveva messo di fronte ad una serie intrigante (tanto per i nostalgici dei giochi quanto per chi si avvicina a Castlevania per la prima volta), la seconda stagione (pur con i suoi difetti) ci mette di fronte ad una storia avvincente, condita con personaggi in grado di suscitare empatia nello spettatore e coinvolgerlo nella vicenda. Perciò armatevi di pop-corn e fazzoletti: avrete bisogno di entrambi.




Asmael Articoli
Chiamatemi Asmael. Sono un impiegato di decimo livello al servizio del Nerdiavolo e sono stato mandato sulla terra a studiare gli usi e costumi di voi mortali. Amo i videogiochi, il ramen, la birra e tutte le cose strane e deviate che definite "Nerd".

1 Commento

  1. Ah, sì, Game of Thrones. Naturalmente non si può fare qualcosa senza dover attingere a qualcosa d’altro, come se questo fosse il canone. Contenti loro. Non che sia stata una buona scelta. Dopo una prima stagione interessante, si è passati ad allungare il brodo con gli espedienti sempreverdi del romanziere. Il tutto condito da quell’ironia postmoderna nichilista e irritante. E i dialoghi, che fingono maturità quando sembrano usciti da una partita di D&D (brutta). E il gender che sembra essere arrivato anche qui, con i personaggi femminili sempre più “smart” di qualsiasi altro. Mi fermo qui. E un altro mito della mia adolescenza è andato. Avanti il prossimo.

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