The Cloverfield Paradox

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C’è chi guarda il Super Bowl perché ama il football, chi perché ama la musica e aspetta le esibizioni live dei numerosi artisti che ogni anno ospita l’evento, e chi, come chi starà leggendo questa recensione, molto probabilmente se ne frega dei primi due e lo aspetta solo per poter vedere i nuovi trailer dei film più attesi.

Quest’anno però si è andato oltre per quest’ultima categoria, e il Super Bowl ha regalato (indirettamente) addirittura un film intero! Ebbene sì, perché Netflix non si è limitata a presentare il primo trailer di The Cloverfield Paradox, ma ha deciso di distribuirlo sulla sua piattaforma a partire dal termine del grande evento sportivo.

Dunque, dopo anni di travagliata gestazione e di notizie vaghe e contrastanti trapelate col contagocce, ecco che da un giorno all’altro Netflix ci sbatte in faccia questo nuovo capitolo di una delle saghe più anomale del cinema.

the cloverfield paradox mano

Era il lontano 2008 quando spuntò fuori quasi dal nulla (è un simpatico vizio della saga) Cloverfield, atipico monster movie girato in stile mockumentary, che si rivelò un buonissimo successo di pubblico e incassi, reso ancor più chiacchierato dalla insolita e criptica campagna di marketing virale che lo accompagnò e dai numerosi easter-egg presenti in esso. Sin da subito si parlò di un sequel, ma dovettero aspettare altri 8 anni prima che nel 2016 venisse distribuito 10 Cloverfield Lane, che alla fine della fiera si rivelò un seguito “spirituale” del predecessore (con parziale delusione di chi, come il sottoscritto, si aspettava un proseguimento della storia), ma comunque una pellicola di buona fattura, con un John Goodman in splendida forma.

Dopo questa breve rinfrescata torniamo ad oggi, dove Netflix ci presenta questo nuovo capitolo come sequel diretto del film di 10 anni fa: ma sarà davvero così? La risposta più azzeccata è un deciso “ni”, visto che basta dare un’occhiata al materiale pubblicitario per constatare che la storia è ambientata addirittura nel 2028 (ma c’è sempre di mezzo la famigerata Tagruato).

Le vicende si svolgono nella stazione orbitante Cloverfield, dove l’equipaggio sta cercando di mettere in funzione un acceleratore di particelle grazie al quale poter fornire energia illimitata ad una Terra sull’orlo di una crisi mondiale. Abbiamo un equipaggio, una missione, un acceleratore di particelle e… un guasto: gli elementi ci sono tutti e non è difficile immaginare che la situazione potrebbe prendere una piega infelice.

the cloverfield paradox equipaggio

Protagonisti della storia sono 8 astronauti tra cui spiccano lo Schmidt di Daniel Bruhl e la Jensen interpretata da Elizabeth Debicki, di cui non sappiamo nulla e che tutto sommato non ci interessa approfondire ai fini della storia. L’eccezione è rappresentata da Hamilton (Gugu Mbatha-Raw) che attraverso la sua storyline col marito Michael, permette lo sviluppo della sottotrama secondaria ambientata sulla Terra, che pare voglia ricollegarsi agli avvenimenti del film del 2008.

Esiste un filo conduttore netto che collega i capitoli di questa saga: l’ignoto. L’ignoto è non sapere cosa stia succedendo in città e da cosa si stia scappando, l’ignoto è non sapere perché si sia stati rinchiusi in un bunker anti-atomico e cosa ci sia al di fuori di esso, l’ignoto è non sapere cosa possa aver provocato il malfunzionamento di uno degli strumenti più sofisticati prodotti dalla scienza come un acceleratore di particelle.

Il film è un alternarsi di dubbi, misteri, situazioni inspiegabili che, data l’ambientazione vista e stravista, permettono di non scivolare troppo nei vari clichè di turno (come accaduto miseramente ad esempio in Life – Non oltrepassare il limite). La curiosità di avere risposte e le tematiche in stile Fringe (che vorrebbero anche strizzare l’occhio ad Interstellar) contribuiscono a mantenere costantemente un ritmo ben sostenuto per i suoi 100 minuti, accompagnate inoltre da un regia senza sbavature del giovane esordiente Julius Onah, che offre discreti momenti di tensione.

the cloverfield paradox destruction

The Cloverfield Paradox è questo: un detto ma non detto, un fumo abbondante con un arrosto discreto, un film che soddisfa ma non del tutto, che però lascia con la voglia di sapere ancor di più di quel che si è capito; un po’ come ridere a crepapelle per il modo in cui sia stata raccontata una barzelletta, rendendosi conto in un secondo momento che forse la barzelletta non era ancora terminata. J.J. Abrams non sarà accreditato tra gli sceneggiatori, ma la sua mano da gran parac**o è tangibile in questo come negli altri capitoli.

Dal monster movie Cloverfield, al thriller drammatico 10 Cloverfield Lane si è arrivati a questo thriller fantascientifico a tinte horror che probabilmente dividerà il pubblico, ma per chi conosce la saga e le sue evidenti ambizioni di “nicchia”, The Cloverfield Paradox rappresenterà un discreto film di fantascienza che fa il suo lavoro, tentando di regalare qualcosa di accattivante avvalendosi anche di qualche guizzo ben riuscito.

Viene da chiedersi: vedremo mai un sequel? Sarà un sequel diretto? La risposta alla prima domanda è sicuramente sì: stando alle parole proprio di J.J. Abrams, infatti, il quarto capitolo sarebbe già stato girato e avrebbe anche un titolo (Overlord), ma dalle pochissime informazioni giunte sappiamo che sarà ambientato addirittura durante la Seconda Guerra Mondiale. Dunque, addio seguito diretto.

Magari dovremo aspettare altri 10 anni, o magari ci renderemo conto che Netflix lo ha già inserito nella sua piattaforma senza dirci nulla. Visti gli ultimi sviluppi, nulla è escluso!




Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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