Ex Machina

Un thriller psicologico intenso, per un'estate cinefila sonnacchiosa.

ex machina recensione

Voto:

Quando uno sceneggiatore abbandona la penna (o, per meglio dire in tempi moderni, la tastiera) e debutta dietro la macchina da presa, alcuni tra i peggiori timori vengono alla luce: non sempre questi sono fondati, spesso sono solo stereotipi e il film si rivela una piacevole sorpresa, lasciando presagire un futuro ricco di aspettative per la carriera dell’ex screenplayer. Questo, fortunatamente, è il caso di “Ex Machina”, un thriller fantascientifico diretto dal Garland autore degli script di “28 Giorni Dopo” e “Sunshine”, due valide opere del talentuoso Boyle.

La storia ruota intorno a Caleb, programmatore per il più importante motore di ricerca a livello mondiale, vincitore di un concorso interno all’azienda: il ragazzo viene invitato nella dimora off-limits del suo datore di lavoro, Nathan, per assumere il ruolo di componente umana nel test di Touring, confrontandosi con un umanoide da lui realizzato. L’isolamento dell’uomo, le sue frequenti ubriacature, le zone nascoste della residenza e le continue, astruse, richieste di Ava (l’androide oggetto della pellicola) sono solo alcune delle avvisaglie che porteranno il ragazzo a doversi interrogare sul suo reale ruolo all’interno del test e su ciò che sta avvenendo all’interno della mente di Nathan.

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Alla stregua di un dramma psicologico, il regista muove la macchina da presa lungo i corridoi e le stanze che circondano il dominio di Ava, aggiungendo frammenti di un puzzle che, lentamente, si compone nella mente dello spettatore, trascinandolo in un gioco di specchi in cui più e più volte il protagonista si troverà imbrigliato.  Le domande si affollano nella mente di Caleb, permettendo al cinefilo di immedesimarsi sia nella “machina” che nel protagonista, a seconda delle circostanze e costringendolo a porsene sempre di nuove, sino al finale rivelatore, crudo e intimo allo stesso tempo, anticipato da una dolorosa presa di coscienza del programmatore.

La scrittura è puntellata di rimandi al genere, prediligendo però l’introspezione psicologia ed approfondendo il rapporto che si va creando tra Ava e Caleb, lambendo solamente i confini del fantascientifico, mentre la regia asciutta e priva di fronzoli di Garland si sofferma sui volti (umani e non) dei protagonisti della vicenda, aumentando il nostro coinvolgimento emotivo.

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Gli interrogativi che lascia una pellicola come “Ex Machina” sono molteplici e tutti attuali, o perlomeno futuribili; ciascuno di voi, almeno una volta nella propria vita, si sarà trovato a doverne affrontare alcuni tra questi, se non tutti ed il grosso della pellicola è insito proprio in questo: un ottimo soggetto, spunto da un’idea più volte affrontata nel cinema, ma mai risultata così attuale e moderna. Se un giorno Ava esistesse realmente, potremmo innamorarcene?




Fulcho Articoli
Cinefilia o cinofilia? Non ancora riesco a distinguere. So solo che amo il cinema, con tutto me stesso e non posso vivere senza. Toglietemi tutto, ma non la mia pellicola.

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