No Man’s Sky – Primi passi verso l’ignoto

In una calda mattinata di agosto mi è finalmente arrivato il tanto atteso No Man’s Sky per PlayStation 4. Portato a casa il gioco, non c’è stato altro da fare che mettere a tacere l’hype accumulato in mesi e mesi di attesa inserendo velocemente il disco nella console e afferrando saldamente tra le mani il dualshock.

Premessa doverosa: questa non è una recensione di No Man’s Sky, ma una mia personalissima opinione sulle prime ore passate sul titolo e ciò che è riuscito a trasmettermi finora.

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C’è bisogno di almeno dieci ore di gioco per cominciare a capire qual è la vera natura di questo titolo del quale si è parlato molto, forse anche troppo, nell’ultimo anno. Si intuisce subito che non è un gioco per tutti, ma al contrario destinato ad una fetta di utenza davvero mirata, poiché molte delle sue meccaniche nella maggior parte dei casi possono facilmente farlo sfociare in un vagare senza meta e senza fine. Già dal tutorial si capisce chiaramente che la caratteristica preponderante è il farming nudo e crudo senza il quale non si potrebbe sopravvivere; infatti tutto ciò che abbiamo a disposizione, ossia la nostra arma, la nostra astronave e la nostra tuta, vengono alimentati da plutonio, carbone ed altri elementi estraibili sulla superficie del pianeta. Ma torniamo al tutorial: ci svegliamo su un pianeta sconosciuto e troviamo la nostra astronave danneggiata, come se non bastasse non abbiamo neanche carburante e quindi non c’è modo di abbandonare il pianeta prima di aver riparato il nostro mezzo spaziale; risolto questo primo ostacolo e lasciato il pianeta, non ci rimane che attivare l’iperguida, necessaria per abbandonare il sistema solare in cui siamo “nati”. La vera particolarità è che non abbiamo una vera e propria missione da seguire (lo ha confermato in questi giorni lo stesso sviluppatore) tale da poterlo catalogare quasi come un gioco di sola sopravvivenza e quindi automaticamente di nicchia. In parole povere potrebbe risolversi tanto nella rivelazione quanto nel flop dell’anno…ma non soffermiamoci su questo.

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Lo scopo di queste righe è farvi capire cosa è No Man’s Sky per me e per tutti quelli che lo giocheranno nei prossimi mesi con la stessa passione che mi inonda in questo momento. Abbiamo un titolo ambientato nello spazio più profondo, in una galassia lontana lontana fatta di miliardi di stelle e pianeti che nessuno ancora ha scoperto: già tutto questo dovrebbe bastare! Immaginate di potervi definire, citando Matt Damon in The Martian, dei “pirati galattici”. Se vi piacciono e vi affascinano lo spazio e la scoperta questo è il gioco che fa per voi. Il senso di libertà che questo titolo regala è impressionante perché in fondo siete davvero liberi di fare ciò che volete, anche restare sullo stesso pianeta per tre ore di fila a immagazzinare oro, emeril, titanio e nichel. E che dire poi dell’emozione di attivare l’iperguida per la prima volta, vedere le ore per raggiungere un pianeta diventare minuti e poi secondi, guardare le stelle che sfrecciano velocissime ai lati della vostra astronave!

La bellezza di questo titolo sta nella sete di esplorazione e conoscenza che avete, che verrà poi amplificata quando scoprirete che gli alieni hanno una lingua loro che può essere scoperta attivando dei monumenti sparsi per i mondi che scoprirete, ognuno dei quali può svelarvi il significato di una o più parole a seconda di quanto esso sia grande.Vi si potranno anche parare davanti dei piccoli enigmi (alcuni di questi a dire il vero davvero stupidi) per scoprire nuovi monumenti, nuovi accampamenti e altro ancora.

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Giunto fin qui posso affermare che sicuramente il perno di No Man’s Sky  sta tutto nell’emozione di andare alla scoperta dell’ignoto. Potrete lanciarvi in un’avventura in grado di catturarvi per molte ore, portandovi alla scoperta delle meraviglie di un universo sconosciuto, e facendovi sentire infinitamente piccoli di fronte alla vastità sconfinata dei pianeti e dei sistemi solari. Non sappiamo mai cosa ci riserverà un pianeta, quante nuove razze animali aliene troveremo e quali difficoltà ci si presenteranno di fronte, anche solo scalando una montagna o calandoci in una vallata.

Già da queste poche righe potrete tutti ben capire che una recensione seria, a soli pochi giorni dalla sua uscita, è ancora impossibile! Questo titolo è così tanto particolare che esiste una linea troppo sottile che separa due giudizi infinitamente discordanti tra loro e quindi aspetterei almeno le 50 se non 100 ore di gioco per dare un voto complessivo a quest’opera. L’unico consiglio che posso darvi è quello di giocarci molto e cercare di esplorare ogni piccolo anfratto dell’universo in modo da non perdervi davvero nulla di quello che in sostanza è un vero viaggio verso l’ignoto.

Verso l’infinito…e oltre!

Leggi anche:

La nostra recensione di No Man’s Sky (PS4)

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Appassionato soprattutto di videogiochi, sono riuscito a coadiuvare ciò al mio lavoro, riuscendo cosi ad avere sempre una scusa buona per una partitella assieme ad amici.

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