Kholat (PS4)

Voto:

Quello dei cosiddetti “walking simulator”, cioè giochi basati interamente sull’esplorazione, la narrativa e il suscitare emozioni nel giocatore è un terreno scivoloso, dove una sola mossa sbagliata può far crollare le intenzioni del progetto come un castello di carte. Purtroppo in Kholat di mosse sbagliate ne sono state fatte parecchie.

La trama è basata su una storia vera, l’incidente del passo Dyatlov avvenuto nel Febbraio 1959 sui monti Urali settentrionali: 9 studenti accampati nella zona del Kholat Syakhl (letteralmente “Montagna dei Morti”) persero la vita in circostanze tuttora sconosciute. Le indagini rivelarono che la tenda dei ragazzi era stata strappata dall’interno e che questi erano scappati via nella neve alta a piedi nudi, come per fuggire da una terribile minaccia; alcuni dei cadaveri ritrovati mostravano segni di lotta, altri il cranio fratturato e la lingua tagliata, pare anche che ci fosse un alto livello di radioattività sui loro abiti.

Il mistero che avvolge questo tragico evento ha dato luogo a numerosissime teorie nel tentativo di spiegarne le dinamiche, che variano da una valanga all’incontro con lo Yeti. Nel gioco dei polacchi IMGN.PRO troveremo un’ennesima versione romanzata dell’accaduto, stavolta dai connotati paranormali e fantascientifici.

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Il nostro obiettivo all’interno del gioco sarà quello di far luce sul mistero dell’incidente nei panni di un protagonista non ben identificato, calati in una visuale in prima persona. All’inizio verremo catapultati senza alcuna indicazione precisa nei pressi di una normale stazione ferroviaria innevata, finché, dopo una decina di minuti passati a rendersi conto che gli edifici lì vicino sono totalmente inutili al fine dell’esplorazione, troveremo una tenda abbandonata, al che la location cambierà drasticamente e ci troveremo non si sa come sulle vette più alte dei freddi e impervi Urali, guidati da una voce (che tra l’altro è quella di Sean Bean) proveniente dal nulla. Da qui in poi accadranno cose strane, dall’atmosfera onirica, si avrà quasi la sensazione di essere stati proiettati in un’altra dimensione, eppure ciò che vediamo è reale. O forse no. Invece sì.

La verità è che non si capisce niente, la storia sembrerebbe ambire ad essere molto profonda, densa di mistero e pathos, ma la maggior parte degli avvenimenti vi farà dire semplicemente “ah, e quindi?” Veramente un disastro narrativo, per tutta la durata dell’avventura la trama non desta alcun tipo d’interesse, quelli che dovrebbero essere grandi colpi di scena sono orchestrati male e lasciano indifferenti, le caratteristiche “horror” sono semplici jumpscare malriusciti, per non parlare delle numerose pagine di diario da dover trovare, che oltre ad essere nella maggior parte dei casi muri di testo abbastanza noiosi, sono anche scritti a caratteri microscopici. Il finale poi non è altro che l’apice di questo cumulo di confusione mista a vuoto.

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Ciò che rende terrificante Kholat è ben altro

Forse sto calcando un po’ la mano sugli aspetti negativi di questo gioco, ma mi ha fatto veramente incazzare, anche perché i presupposti per creare qualcosa di bello c’erano tutti.

Come se una storia scialba non bastasse, anche il gameplay contribuisce a rendere il tutto tedioso. Si basa principalmente sull’utilizzo di una bussola e una mappa, trovati nella tenda incontrata all’inizio; nella mappa sono segnate sulla sinistra delle coordinate, che servono a trovare dei punti d’interesse che corrisponderanno al ritrovamento di una pagina del diario dei ragazzi, e una volta trovati tutti si potrà procedere verso il finale. Sulla carta non è male: un’avventura non lineare basata sull’orientamento, che non guida per mano il giocatore.

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Ora, chi ha letto altre mie recensioni sa bene che mi piace l’idea di non essere imboccati col cucchiaino nei giochi, ma quantomeno c’è bisogno che al giocatore siano dati in qualche modo gli strumenti per cavarsela da solo. Il titolo non spicca certo per intuitività e prima di capire, ad esempio, che l’obiettivo è seguire le coordinate segnate (tra l’altro con una scelta di colori discutibile) sulla mappa, vi ritroverete a vagare a caso per un bel po’, complice anche un’ambientazione ripetitiva, forse resa così proprio per disorientare, ma che non gioca certamente a favore del divertimento. In Kholat la noia regna sovrana, la mappa è vastissima, per buona parte del tempo non si fa altro che camminare senza che succeda nulla e come se non bastasse quel pover’uomo del nostro personaggio è lento e può correre solo per brevi tratti prima che si stanchi e gli si appanni la vista, una roba che mia nonna a confronto è una centometrista. Per fortuna è stato inserito un minimo di viaggio rapido, che potremo utilizzare tramite alcune tende da campeggio da trovare in giro.

Tra le altre poche meccaniche di gioco c’è la possibilità di fare uno zoom della visuale, ma serve praticamente solo a guardare meglio la mappa. Con noi avremo anche una torcia, che però si rivela piuttosto inutile, in quanto anche in zone buie saremo circondati da una sorta di alone luminoso che non ne renderà l’uso indispensabile, mentre sembrerebbe servire piuttosto a spaventare i mostri che incontreremo…o farli incazzare ancora di più, insomma anche questa cosa non viene spiegata bene e rimane abbastanza confusa. Ma parliamo dei mostri: si tratta di una sorta di fantasmi, dei quali è possibile intuire la presenza per lo più grazie alle impronte arancioni fluorescenti che lasciano sul terreno o da anomalie nella lancetta della bussola, che ci uccideranno qualora dovessimo incrociare la loro strada. Eh sì, in questo gioco si può morire! Colpo di scena, vero? Peccato che i tempi di caricamento per ripartire siano lenti (più di 1 minuto circa) e che i checkpoint siano dislocati malissimo, costringendoci a ripetere lunghi tratti e quindi ancora camminare, camminare, camminare… E comunque non è che sia un gran divertimento la presenza delle entità malvagie, anzi, spesso la cosa si risolve semplicemente nell’aggirarle.

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Dal punto di vista della grafica c’è da dire che il titolo si presenta molto bene, d’altronde è stato utilizzato l’Unreal Engine 4, che soprattutto quando si tratta degli effetti di luce è sempre spettacolare, e non sono niente male anche gli effetti atmosferici. Peccato che (quante volte l’ho già scritto?) la tecnica non sia supportata da un comparto artistico all’altezza, che dà vita a poche ambientazioni suggestive (vedi foto sopra) per lasciare tutto il resto alla monotonia, una situazione del tipo: neve, neve, sassi, neve, “ehi! figa sta roba!”, neve, sassi, sassi, neve…

Ora, premetto che le problematiche di cui mi accingo a parlare potrebbero essere dovute a una cattiva ottimizzazione della versione console, perché facendo una piccola ricerca mi pare che queste non risultino presenti in quella PC. *4 secondi, inspira…4 secondi, espira…* Il frame rate è semplicemente imbarazzante! Il gioco subisce rallentamenti per tutto il tempo, sfociando anche in veri e propri freeze e rendendo anche una semplice camminata un’esperienza terribilmente frustrante! Inoltre c’è il limite dei 30fps (quando va bene) che qui rende fastidioso anche spostare la visuale per guardarsi attorno. Non sono rare compenetrazioni con alberi e rocce tali da bloccare il movimento e costringere a tornare al menù principale, e se siete dei fortunelli come me vi capiterà anche di cadere al di sotto della mappa o subire un bel crash.

Poi ancora numerosi pop-up e pop-in ed effetti di luce che si attivano e disattivano al nostro passaggio in stile lampade a sensore di movimento (praticamente le caverne dei monti Urali sono più attrezzate del parcheggio di casa mia). Altro ne abbiamo? Sì, il sonoro: i suoni subiscono inspiegabili variazioni anche al solo spostare la visuale da destra a sinistra, ma soprattutto sono localizzati malissimo, cosa che purtroppo va a scapito anche del gameplay, perché per farsi trovare le pagine di diario emettono dei fruscii, ma se sono ben nascoste il problema degli effetti sonori rende ancora più complicato recuperarle. Però dai, la colonna sonora non è male, solo che è composta da un unico brano che praticamente sentiamo solo nel menù e nelle fasi iniziali, il resto è solo vento sparato ininterrottamente nelle orecchie del giocatore, che alla lunga contribuisce alla frustrazione generale.

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Inconsistente, come uno spettro

Mentre giocavo, ci ho sperato fino all’ultimo in qualcosa che mi facesse ricredere sulla cattiva opinione che mi stavo facendo su Kholat, ma al contrario più andavo avanti e più averci a che fare diventava un peso, se non fosse per la mia fissa di finire i giochi quando li comincio non sarei neanche qui a parlarvene. Il titolo non diverte, ha una storia scritta male e poco interessante, ed è afflitto numerosi e pesanti problemi tecnici, che saranno anche dovuti a questa versione per console, ma la cui assenza, a parte evitare crisi di nervi, non migliorerebbe il gioco in sé.

Sintetizzando e semplificando al massimo l’esperienza di gioco vi potrei dire che si cammina per tutto il tempo e ogni tanto un mostro salta fuori a farvi “BU!”, senza neanche spaventarvi più di tanto. Si salvano soltanto la grafica e alcune ambientazioni o scene realizzate in maniera abbastanza suggestiva, ma non bastano a fare da contrappeso alla noia.




RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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